Per la seconda volta in un mese il ‘Comitato internazionale contro la lapidazione’ dà una notizia sbagliata. E tutti la riprendono
Sakineh libera. Anzi no. Nel giro di poche ore si è rivelata infondata la notizia della liberazione della donna condannata a morte per lapidazione. Per lo meno azzardato fare previsioni sul suo destino, visto che da mesi le autorità iraniane sostengono che la vicenda processuale non è ancora conclusa. Quello che colpisce di questa vicenda, non solo degli ultimissimi sviluppi, è la totale inattendibilità delle fonti.
Praticamente tutte le comunicazioni sul caso provengono dal sedicente “Comitato internazionale contro la lapidazione” e dal “Consiglio centrale degli ex-musulmani”, organizzazioni che fanno entrambe capo a Mina Ahadi, dissidente iraniana residente da anni in Germania.
La stessa persona dalla quale lo scorso 4 novembre partì il falso allarme dell’imminente esecuzione di Sakineh. Allarme subito strombazzato a tutto il mondo dall’attivissimo filosofo francese Bernard-Henry Lévy, sempre in prima linea quando può attaccare l’Iran e il mondo musulmano in generale.
Come allora invitammo alla calma (http://www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=1203), allo stesso modo oggi crediamo che sia doveroso usare cautela. In gioco c’è una vita umana. Se lo dovrebbero ricordare tutti, non solo a Teheran.
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