mercoledì 28 ottobre 2009

Ancora 48 ore

L’Iran prende di nuovo tempo sulla questione nucleare. Dietro al rinvio, la sfida tra Ahmadinejad e Khamenei

Proprio come il titolo del film di Walter Hill con Eddie Murphy e Nick Nolte: l’Iran prende ancora tempo per dare una risposta definitiva alla proposta di accordo sull'uranio arricchito messa a punto il 19 ottobre a Vienna, oltre che dall'Iran, da Russia, Stati Uniti e Francia sotto l’egida dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica). Teheran vorrebbe però “modifiche importanti”.

La proposta richiede all’Iran di inviare il 75 per cento delle sue scorte di uranio a basso arricchimento (1,2 tonnellate sul totale di 1,5 tonnellate) in Russia entro la fine dell’anno. La Russia provvederebbe ad arricchire l’uranio di un 20 per cento e ad inviarlo in Francia per convertirlo in combustibile da utilizzare nel reattore di Teheran.

In cosa consisterebbero le “importanti modifiche” richieste dall’Iran, non è chiaro. Anche perché non ci sono state vere dichiarazioni ufficiali, ma soltanto notizie riportate dalla televisione iraniana.

Sembra però evidente che questo temporeggiamento rifletta ancora una volta le divisioni all’interno del potere iraniano. Più in particolare, sarebbe la Guida suprema Khamenei – attraverso le dichiarazioni di suoi fedelissimi quali il presidente del Parlamento Ali Larijani – a frenare sulla trattativa diretta con gli Usa, mettendo in difficoltà Ahmadinejad, che appare invece più propenso al raggiungimento di un accordo.

Sembra di assistere, mutatis mutandis, al braccio di ferro tra Khomeini e l’allora presidente Bani Sadr durante l’infinita questione degli ostaggi dell’ambasciata americana (4 novembre 1979 – 20 gennaio 1981). Ogni volta che Bani Sadr si avvicinava a una soluzione, Khomeini poneva ostacoli. Fino alla completa delegittimazione del presidente, che infatti pochi mesi dopo fu addirittura costretto alla fuga.

Anche ora Khamenei punta a riaffermare la propria supremazia in politica estera, come stabilito dalla Costituzione iraniana. Per Ahmadinejad un accordo non sarebbe soltanto un successo in campo internazionale, ma anche l’affermazione di essere in grado di andare – se non proprio “contro” – per lo meno “oltre” il volere della Guida suprema. Il che sarebbe una svolta enorme nella storia della Repubblica Islamica.

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