Diciamolo subito chiaramente: il 1° ottobre 2009 potrebbe essere ricordato in futuro come l’inizio di una nuova era nella storia delle relazioni tra Usa e Iran. Probabilmente i media occidentali sottovalutano l’importanza del risultato dei colloqui di Ginevra tra Teheran e gruppo dei “5+1” (Consiglio di sicurezza Onu + Germania). Teheran accetta le ispezioni nucleari e ha invitato l’Aiea a visitare entro un paio di settimane gli impianti di Qom. Soprattutto, la Repubblica islamica ha proposto un progetto per l’arricchimento esterno dell’uranio necessario al funzionamento di un impianto nucleare medico a Teheran. Come suggeriscono diversi quotidiani statunitensi, la maggior parte dell’uranio iraniano potrebbe essere arricchito in Russia. In questo modo, secondo il vicesegretario di Stato Usa William Burns, “gran parte del materiale fissile iraniano sarebbe neutralizzato e reso inadatto ad applicazioni militari”. È stato fissato al 18 ottobre un nuovo vertice che dovrebbe produrre un accordo quadro. C’è lo spazio, cioè, per un accordo più ampio, che includa anche “tematiche globali”. Cosa cerchi Teheran è noto: il riconoscimento del proprio ruolo nell’area e la garanzia che Washington rinunci a progetti di regime change. Obama si è detto moderatamente soddisfatto, ma quanto avviato a marzo con l’ormai celebre messaggio video è giunto oggi a una tappa molto importante.
Le conseguenze sulla situazione politica interna
Tutto questo ha un’inevitabile ricaduta sulla situazione politica interna dell’Iran. Innanzitutto, la questione nucleare sta funzionando da ottimo diversivo rispetto ai problemi politici interni, che rimangono tutti aperti. La stampa internazionale non parla quasi più del dissenso e della repressione politica e persino i media iraniani d’opposizione sono in questi giorni molto cauti nel valutare la posizione di Teheran sul nucleare. Gli iraniani sono un popolo nazionalista, orgoglioso del progresso scientifico raggiunto. L'Iran è circondato da potenze atomiche e la situazione attuale riguardo all'uranio dà una sponda a Mahmud Ahmadinejad, che può presentarsi come uno presidente che ha a cuore gli interessi del suo paese. Non bisogna nemmeno dimenticare che tutti e quattro i candidati alle ultime presidenziali erano favorevoli al programma nucleare, seppure con sfumature diverse.
Le manifestazioni a Teheran
Secondo l'agenzia di stampa Mehr, il Capo della polizia iraniana Moqaddam ha emesso il 30 settembre un mandato di arresto per dieci agenti di polizia coinvolti nei casi di abusi e violenze sui detenuti nella famigerata prigione di Kahrizak. Un’azione tardiva e insufficiente ma che comunque indica come una parte dell’establishment desideri una riconciliazione nazionale. Le manifestazioni dell’ultimo venerdì di Ramadan hanno dimostrato che l’opposizione non è affatto sparita. Mousavi ha parlato dell’onda verde come di un “bambino piccolo che ha imparato a camminare incredibilmente in fretta”. Le manifestazioni studentesche di lunedì 28 settembre ne sono un esempio. Ahmadinejad ha dovuto cambiare in fretta il suo programma e rinunciare alla visita all’università di Teheran, mentre il ministro della Scienza, ricerca e tecnologia Kamran Daneshjoo (il cui cognome in persiano vuol dire “studente universitario”) ha tenuto un discorso in un’aula pressoché deserta.
Progetti e teorie
Una testata tedesca aveva parlato nei giorni scorsi del progetto di una parte dell’establishment per destituire Ahmadinejad con il sindaco di Teheran Qalibaf, conservatore molto vicino alla Guida suprema Khamenei. Sembra quasi fantapolitica: come destituire il presidente? Dietro questa ipotesi c’è un possibile scandalo politico-economico. Secondo il quotidiano on line Etemaad.ir, starebbe per partire un’inchiesta su un buco di 300 milioni di dollari nei bilanci del comune della capitale quando sindaco era l’attuale presidente. Qualcuno parla di un riavvicinamento tra Khamenei e Rafsanjani. Quest’ultimo, nelle ultime due settimane ha avuto un comportamento piuttosto misterioso, non presenziando alla dichiarazione finale con cui l’Assemblea degli Esperti (organo da lui presieduto) confermava pieno appoggio alla Guida suprema. Tanto che l’ex candidato riformista Karroubi agli ha chiesto in una lettera “Sei con noi o contro di noi?”. L’ayatollah dissidente Montazeri è tornato nuovamente a farsi sentire: "Non è possibile continuare a governare ricorrendo alla forza, all'intimidazione e con uno stato ormai militarizzato".
I pasdaran fanno shopping
Sono riprese a circolare voci sulla precarietà della salute di Khamenei. Una sua uscita di scena aprirebbe un vuoto di potere che i pasdaran sono quanto mai intenzionati ad occupare. Una dimostrazione dell’espansionismo economico del gruppo di potere che fa capo ad Ahmadinejad è stato l’acquisto – attraverso tre gruppi finanziari - del 51 per cento dell’azienda nazionale delle telecomunicazioni (Mokhaberat). Un’operazione da 8 miliardi dollari. Sembra però che ci siano problemi a saldare la prima rata del pagamento. L’Iran – soprattutto se l’accordo con gli Usa si concretizzerà – è un Paese dalle potenzialità economiche enormi. E per il controllo di queste opportunità la lotta è appena cominciata.
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