mercoledì 29 settembre 2010

Focus Iran


All'interno del Festival Immagimondo - Serata dedicata all’Iran, situazione politica e vita quotidiana. Presentazione del libro “Iran. La resa dei conti”.Incontro con l’autore Antonello Sacchetti, giornalista e scrittore.Racconti di viaggio, incontro con viaggiatori.


IMMAGIMONDO, Festival di Viaggi, Luoghi e Culture si tiene da sabato 25 settembre a domenica 10 ottobre 2010 nella piazze della città di Lecco e in sedi prestigiose della Provincia.


Numerosi saranno gli eventi culturali - proiezioni di filmati di viaggio, mostre fotografiche, incontri con esperti Viaggiatori, presentazioni di libri, conferenze, laboratori di scrittura, fotografia e carnet de voyage – previsti nei giorni della manifestazione. Da visitare, i Tavoli dei Viaggiatori, cuore ed anima del Festival, e gli stand degli Espositori.


FOCUS IRAN

Venerdì 1 ottobre

ore 21
Sala Don Ticozzi Via Ongania, 4Lecco, Italy


http://www.immagimondo.it/

venerdì 10 settembre 2010

LA PRIMA PIETRA


Il caso Sakineh tra buone intenzioni e usi strumentali



È appena arrivata la notizia della sospensione della lapidazione di Sakineh Ashtiani. Il verdetto sarà sottoposto a revisione. È una buona notizia, anche se la vicenda non è ancora giunta a una conclusione. In questi giorni ci sono stati appelli, le dichiarazioni, firme di personaggi dello sport e dello spettacolo. E anche commenti spesso fuori luogo o fuori misura. Qualcuno ha suggerito improbabili ruoli di mediazione per Gheddafi, altri si sono sbilanciati in previsioni quanto meno azzardate sulla data dell’esecuzione.

La mobilitazione permanente ha l’indubbio merito di tenere costante l’attenzione sulla vicenda e – si spera – di salvare la vita della donna. È altrettanto innegabile, tuttavia, che per tutti noi questa sia una battaglia semplice. Chi mai, in Italia e in Europa, oggi non si schiererebbe contro la lapidazione? E forse proprio questo dato di fatto dovrebbe farci riflettere su alcuni aspetti della vicenda e, più in generale, su come le violazioni dei diritti umani siano “percepite”.


Cito alla lettera da Amnesty International:
La lapidazione resta in vigore, come sanzione penale, in diversi paesi o regioni di paesi, tra cui, oltre all'Iran, l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Nigeria, il Pakistan, il Sudan e lo Yemen. Nella provincia di Aceh, Indonesia, la pena della lapidazione è stata introdotta nel 2009.

Esecuzioni di sentenze giudiziarie alla lapidazione, negli ultimi anni, sono state riferite solo dall'Iran. Nonostante le autorità avessero annunciato una moratoria nel 2002, quattro anni dopo sono state lapidate almeno sei persone. Almeno otto donne e tre uomini si trovano attualmente nei bracci della morte del paese, in attesa della lapidazione
.


Questo per quanto riguarda la lapidazione. Pratica terribile, definita spesso “disumana” ma invece tanto terribile proprio perché umana. Inventata, escogitata cioè migliaia di anni fa dall'uomo per dare un valore particolare a quella forma di omicidio. Nell'antichità la lapidazione serviva a rendere tutta una collettività responsabile dell’esecuzione di un condannato. Le prime pietre venivano scagliate dai testimoni. A seguire, tutti gli altri. La Bibbia contiene molti esempi di condanne per lapidazione, per i reati più vari: dalla bestemmia all'idolatria, dall'omicidio all'adulterio.

E Gesù crea scandalo quando si oppone a questa pratica. Lasciamo che sia Giovanni a raccontarci i fatti:


In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?. Ed essa rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più
.
(Vangelo di Giovanni 8, 1-11)

E' una storia conosciuta e citata da miliardi di persone. Una storia che, come sappiamo, non ci parla soltanto di lapidazione. E qui sorge un sospetto.

Se Sakineh invece che per lapidazione venisse uccisa per impiccagione, la sua sorte sarebbe forse meno crudele? E su cosa vogliamo discutere: sul fatto che un'iniezione letale sia più “civile” di una lapidazione o di una decapitazione? Eppure queste altre forme di esecuzione sono applicate in modo costante. La prima negli Stati Uniti, la seconda in Arabia Saudita.

È impressionante, a questo proposito, come il regime saudita continui a godere di una pressoché totale impunità sia a livello diplomatico sia di opinione pubblica internazionale. Eppure le violazioni dei diritti umani continuano a essere gravissime. Ma quello di Riad è un regime amico dell'Occidente. Per non parlare degli Emirati Arabi Uniti o del Pakistan.

Il caso di Sakineh è divenuto in pochi giorni il simbolo delle violazioni dei diritti umani in Iran. Tanto che altri casi sono passati praticamente sotto silenzio. La scorsa settimana, a manifestare per Shiva Nazar Ahari, prigioniera politica anche lei a rischio di pena capitale, eravamo sì e no 20 persone.

Nella sua estrema drammaticità, il caso Sakineh sembra più “facile” da comprendere e condannare, rispetto alle vicende legate alle elezioni del 2009 e alla repressione del dissenso politico.

D’altra parte, né i leader dell’Onda Verde né i media riformisti stanno dimostrando grande attenzione per il caso Sakineh. A detta di alcuni iraniani, sarebbe stato lo stesso governo di Ahmadinejad a portare alla ribalta la vicenda, per intimidire la popolazione e allo stesso tempo “distrarre” l’opinione pubblica internazionale.

Chi mi conosce sa l'amore che mi lega all'Iran, alla sua cultura, alla sua gente. Come far capire, in giorni come questi, che l'Iran non è quel Paese primitivo che emerge dalle cronache? Come ricordare che la difesa dei diritti umani non dovrebbe mai essere usata strumentalmente?

Ricordo con orrore quando, nell’autunno del 2001, una senatrice italiana agitò in Aula un burqa sostenendo che la guerra che Bush stava per scatenare in Afghanistan era finalizzata a liberare le donne di quel Paese. Come siano andate davvero le cose, ora lo sappiamo tutti. E i venti che tirano negli ultimi mesi contro l’Iran non fanno presagire nulla di buono.

Forse l’unico modo per non arrendersi è provare a raccontare le cose come le conosciamo. Senza paura di essere in minoranza. È difficile, non impossibile.